Una sciarpa, tante storie

Una sciarpa può aver una storia… o tante storie. C’era una donna che fabbricava sogni. O, meglio, ufficialmente “faceva la maglia”, per lavoro. Tutti sapevano, però, che ogni volta che si andava a commissionarle un lavoro – una coperta, una sciarpa, una maglia – succedeva sempre qualcosa legato a ciò che lei fabbricava.

Di certo, una volta si parlava di persone che avevano poteri particolari, le masche venivano chiamate, ma ormai più nessuno credeva fosse vero. In ogni caso, lei riusciva sempre a capire esattamente ciò di cui il suo cliente aveva bisogno.

Chi lavora a maglia sa che, per ogni lavoro, bisogna prima fare un campioncino a parte, per vedere come renderà il lavoro (lunghezza, disegno, intrecci); da questo si ricavano le maglie necessarie per raggiungere una certa lunghezza e una certa larghezza, a seconda del tipo di lana che si usa e dello schema che si segue.

Dopo un po’ di anni di lavoro, ecco che questa signora si ritrovò con tanti quadratini, come i pezzi di un abito di Arlecchino. Ogni campioncino raccontava una storia: una nascita, un’amicizia, un amore ma anche una perdita.Poco per volta, come si fa per un puzzle, la donna cominciò a cucire un quadratino vicino a un altro, unendoli poi tutti insieme con un bordo fatto all’uncinetto.

Era come se tante vite, con colori, storie, fedi diverse si fossero date la mano, a formare un racconto unico di umanità. Era una sciarpa della Vita. La cosa più stupefacente era che mettere insieme tutte queste diversità rendeva la sciarpa ancora più spessa e resistente, che se fosse stata creata con un’unico filo e un unico modello.

La signora era abituata a regalare le cose che creava senza un ordine preciso, per diletto. Ma questa volta era diverso: avendo intuito la preziosità del lavoro finito e il suo potenziale, decise che l’avrebbe tenuta per sé. Era una bella giornata di novembre, con gli ultimi colori di autunno prima della neve. Prese il cappotto, si arrotolò la sciarpa attorno al collo ed uscì, a godersi il tramonto.